Gli indicatori ecomuseali utili per stabilire chi è ecomuseo e chi non lo è
di Ignazio Caloggero


Ecomuseum Zoo, Sainte-Anne-de-Bellevue, Quebec – Canada

Pagina di Riferimento: Speciale Interpretazione del Patrimonio Culturale (Heritage Interpretation) 

Indicatori ecomuseali 

La mancanza di una definizione univoca e formale, l’utilizzo di altri termini quali “museo locale”, “museo di comunità” o “museo territoriale” e l’accostamento del termine “ecomuseo” ad altri concetti come la “nuova museologia” (che può essere applicata anche ai musei tradizionali), ha comportato quella che De Varine chiama “banalizzazione del termine ecomuseo” [0].  Oggi è molto facile dichiararsi “ecomuseo” e salvo i casi in cui non si chieda il riconoscimento ai sensi di una normativa regionale, non bisogna fornire ulteriori giustificazioni per l’appropriazione di tale titolo.

Una volta fornita la definizione di ecomuseo (interpretativo)  è necessario individuare i fattori (o dimensioni) e i relativi indicatori misurabili utili per stabilire chi è ecomuseo e chi non lo è.

Ecomuseo (interpretativo)

Istituzione al servizio della comunità, orientato a uno sviluppo locale sostenibile, risultato di un processo interpretativo e partecipativo, che mira a valorizzaretutelare, rendere accessibile, il patrimonio culturale di un territorio, riferibile ad una specifica comunità patrimoniale.

Può essere di aiuto elencare, partendo dalla definizione data, i fattori essenziali che costituiscono l’ecomuseo.  

Ecomuseo (cosa, chi, per chi, con chi, dove, come, perchè)

  1. Patrimonio Culturale (cosa)
  2. Comunità (chi, per chi, con chi)
  3. Territorio (dove)
  4. Partecipanti (per chi)
  5. Interpretazione (come)
  6. Accessibilità (come)
  7. Valorizzazione
  8. Tutela (perché)
  9. Sviluppo locale sostenibile (perché, come)
  10. Istituzione (chi)

Potremmo anche aggiungere il “quando”: finché ha senso.

Per ognuno dei fattori (o come vedremo “macro fattori”) che costituiscono un ecomuseo andrebbero individuati le evidenze oggettive espresse da indicatori misurabili utili a stabilire chi è ecomuseo e chi non lo è. Vediamo qualche spunto di riflessione che potrebbe essere di aiuto. 

In Italia i requisiti minimi per il riconoscimento regionale di un ecomuseo sono stabiliti dalla normativa regionale a cui rimando per gli approfondimenti locali, gli indicatori di seguito elencati andrebbero pertanto integrati, di volta in volta, con tali requisiti regionali.

  1. Patrimonio Culturale (cosa)

Come indicato, il patrimonio culturale è sostanzialmente quello corrispondente alle definizioni date nella Convenzione di Faro e nella Raccomandazione riguardante la protezione e la promozione dei musei e delle collezioni, la loro diversità e il loro ruolo nella società adottata dall’UNESCO il 17 novembre 2015.

  • Patrimonio Culturale (Convenzione di Faro)

Il patrimonio culturale è un insieme di risorse ereditate dal passato che alcune persone considerano, a prescindere dal regime di proprietà dei beni, come un riflesso e un’espressione dei loro valori, credenze, conoscenze e tradizioni in continua evoluzione. Esso comprende tutti gli aspetti dell’ambiente derivati dall’interazione nel tempo fra le persone e i luoghi;

  • Patrimonio Culturale (UNESCO 2015)

Un insieme di valori materiali e immateriali, e le espressioni che le popolazioni selezionano e identificano, in modo indipendente dalla loro proprietà, come riflesso ed espressione delle loro identità, credenze, conoscenze e tradizioni, e di ambienti viventi, meritevoli di tutela e valorizzazione da parte delle generazioni contemporanee e da trasmettere alle generazioni

Un’evidenza oggettiva in questo caso è la presenza di un documento o archivio che dia evidenza di aver effettuato una mappatura del patrimonio culturale interessato.

  1. Comunità (chi, per chi, con chi)

La comunità è sostanzialmente quella definita dalla Convenzione di Faro.

Comunità patrimoniale (Convenzione di Faro)

Una comunità patrimoniale è costituita da persone che attribuiscono valore ad aspetti specifici del patrimonio culturale, che essi desiderano, nel quadro dell’azione pubblica, mantenere e trasmettere alle generazioni future.

Un indicatore misurabile è un elenco delle realtà sociali del territorio che concorrono alla gestione operativa dell’ecomuseo.

Altro aspetto fondamentale è il livello di partecipazione della Comunità alle decisioni strategiche e politiche dell’ecomuseo.

Alcune riflessioni sul concetto di partecipazione.

De Varine classifica quattro diversi modi di partecipazione[1]:

  • Condivisione. Considerato come livello minimo di partecipazione. Le informazioni condivise possono riguardare decisioni già prese o decisioni che si intende intraprendere.
  • Consultazioni. Le informazioni sono fornite al fine di raccogliere pareri che saranno utilizzati dalla governance dell’ecomuseo per prendere decisioni. Laddove la consultazione è puramente formale e non incida sulle decisioni finali è da considerare solo una parvenza di partecipazione democratica.
  • Concertazione. Le informazioni sono fornite tramite dibattiti pubblici rivolte alla comunità e i risultati dei dibattici saranno, nella sostanza e/o nella forma, effettivamente utilizzati dalla governance dell’ecomuseo per prendere decisioni.
  • Codecisione. E’ il livello più alto di partecipazione. Le decisioni vengono prese dai rappresentanti della comunità.

Indicatori possibili:

  • patto di comunità
  • mappa di comunità condivisa e interattiva, o di altri strumenti simili
  • percorsi esperienziali di interpretazione che vedono il coinvolgimento attivo della comunità
  1. Territorio (dove)

Corrisponde al territorio di riferimento dell’ecomuseo. Da tenere presente come alcune normative regionali indicano, tra i requisiti di riconoscimento, l’individuazione di un territorio ben identificato e circoscritto e contraddistinto da un’identità culturale ben definita e omogenea.

L’indicatore in questo caso è il territorio a cui l’ecomuseo fa riferimento.

  1. Partecipanti (per chi)

Sono gli ospiti (visitatori) degli eventi e dei percorsi di esperienza di interpretazione.

Un indicatore è quindi l’esistenza di eventi e risorse messe realmente a disposizione dei potenziali partecipanti che abbiamo visto possono essere gli stessi componenti della comunità patrimoniale e partecipanti esterni al territorio (società, turisti).

Indicatori possibili:

  • percorsi esperienziali di interpretazione che vedono il coinvolgimento attivo dei partecipanti (ospiti)
  1. Interpretazione (come)

In questo caso il macro-fattore “interpretazione è costituito a sua volta da 18 distinti fattori, uno per ogni principio di interpretazione visto come fattore e relativi indicatori della Qualità Esperienziali e Interpretativi.

  1. Accessibilità (come)

Rendere accessibile il patrimonio culturale di un territorio, significa applicare in pieno il concetto di accessibilità generale (orari di apertura adeguati, parcheggi, informazioni sugli orari di apertura, trasporti, facilità di contatto e degli adempimenti, ecc.) ma quello di accessibilità in base ai bisogni speciali legati a difficoltà permanente o temporanee di vario tipo.

Abbiamo visto un elenco non esaustivo di bisogni speciali:

  • Bisogni motori (mobilità ridotta, obesità, presenza di persone con carrozzine,)
  • Bisogni sensoriali (visivi e/o uditivi)
  • Alimentari (allergie e intolleranze alimentari)
  • Ambientali (allergie ambientali)
  • Economici (limitate disponibilità economiche)
  • Ambientali (allergie, patologie che comportano particolari esigenze climatiche,)

Alcuni bisogni specifici possono scaturire da altri elementi come la presenza di un’utenza particolare:

  • Bambini
  • Anziani
  • Persone con disabilità mentale o psichica
  • Animali domestici, ecc.

Abbiamo già trattato questi aspetti nel modulo precedente.

  1. Valorizzazione (perché)

Ricordiamo cosa ci dice la Treccani sul concetto di valorizzazione del patrimonio culturale

Valorizzazione del patrimonio culturale

“Complesso di azioni intese a conferire valore al patrimonio culturale e a promuoverne le potenzialità, migliorandone le condizioni di conoscenza e incrementandone la fruizione collettiva e individuale. Secondo l’art. 6 del Codice dei Beni culturali e del paesaggio (v. ), la valorizzazione «consiste nell’esercizio delle funzioni e nella disciplina delle attività dirette a promuovere la conoscenza del patrimonio culturale e ad assicurare le migliori condizioni di utilizzazione e fruizione pubblica del patrimonio stesso», anche attraverso interventi di conservazione, al fine di promuovere lo sviluppo della cultura in tutti gli istituti e i luoghi a essa deputati, cioè i musei, le biblioteche e gli archivi, le aree e i parchi archeologici, i complessi monumentali.”

In questo caso si tratta quindi di fornire evidenze oggettive di come le attività messe in atto contribuiscono alla valorizzazione del patrimonio culturale locale.

  1. Tutela (perché)

Il fattore tutela è applicabile soprattutto nel caso di beni culturali che potrebbero essere danneggiati da una non corretta fruizione. Questo fattore se esteso al concetto di sostenibilità potrebbe interessare anche la tutela del territorio e degli abitanti residenti nel territorio che ospita i beni culturali interessati al turismo (traffico, smog, aumento dei costi conseguenza ad una fruizione del territorio non all’insegna della sostenibilità).

In questo caso si tratta di fornire evidenze oggettive di come le attività messe in atto contribuiscono alla tutela del patrimonio culturale

  1. Sviluppo locale sostenibile (perché, come)

In questo caso si tratta di fornire evidenze oggettive di come le attività messe in atto contribuiscono allo sviluppo locale i modo sostenibile.

Il concetto di sostenibilità è stato ampiamento discusso nel modulo precedente, indicando i seguenti fattori di sostenibilità:

  • FS1: Sostenibilità Energetica
  • FS2: Sostenibilità Alimentare
  • FS3: Sostenibilità della Mobilità
  • FS4: Sostenibilità delle Comunicazioni
  • FS5: Sostenibilità degli imballaggi
  • FS6: Sostenibilità dei rifiuti
  • FS7: Sostenibilità dei Fornitori
  • FS8: Sostenibilità delle Location per eventi e incontri

Oltre al rispetto dei fattori di sostenibilità, è opportuno fornire evidenze di come le strategie, le politiche e le attività previste per il territorio influenzino positivamente lo sviluppo territoriale.

  1. Istituzione (Chi)

L’istituzione è legata al tipo di status giuridico che si sceglie e può essere determinante ai fini del riconoscimento, laddove esiste, una normativa nazionale o regionale di riconoscimento.

Sotto il profilo della personalità giuridica assunta dall’ecomuseo, De Varine individua tre categorie di ecomuseo[2]     

  • ecomusei che fanno parte di amministrazioni pubbliche;
  • ecomusei che sono indipendenti e gestiti da organizzazioni senza fine di lucro di diritto privato creati appositamente;
  • ecomusei che dipendono da una struttura privata, senza fine di lucro, ma preesistente all’ecomuseo, come una associazione o una fondazione.

 Ciò che viene chiesto di norma è che sia una organizzazione senza fini di lucro, formalmente istituita, dotata di specifici organi costitutivi, tra cui un comitato tecnico scientifico e che prevede una attiva partecipazione della comunità.

Gli indicatori ecomuseali in questo caso sono costituiti dalla documentazione comprovante l’esistenza dell’ecomuseo (statuto, regolamento, verbali di costituzione degli organi costitutivi, patto di comunità, ecc.)  

Il “chi” è quindi l’ecomuseo rappresentato da una istituzione, ma non va dimenticato che l’ecomuseo è anche il cosa, dove, per chi, con chi ed il come.

[0] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 66

[1] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 176

[2] Hugues De Varine: L’ecomuseo singolare e plurale. Edizione italiana – Utopie Concrete 2021 – Pag. 179

 

Articolo estratto dal corso: SPE117: Valutazione della Qualità Ecomuseale (26 ore) 

 

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