Il Ciclo delle Competenze per la Costruzione di Profili Professionali e Standard Formativi

Pagina di riferimento: Quadro delle Competenze del Turismo, delle Arti e del Patrimonio Culturale: “Tourism, Arts and  Heritage Competence Framework (TAH-CF)”  

Il presente documento è una sintesi estratta dal libro “Il Ciclo delle Competenze per la Costruzione di Profili Professionali e Standard Formativi” di Ignazio Caloggero – Edizione 2023 Centro Studi Helios – ISBN: 9788832060256. ll libro cartaceo è in commercio (su Amazon, si può anche acquistare con il Bonus Cultura e con il Bonus Carta del Docente. Per favorire la lettura del volume agli studiosi e alle parti interessate, è possibile scaricare il volume gratuitamente dal sito di ACADEMIA.EDU al seguente indirizzo web: https://www.academia.edu/108526521/

1. Sul concetto di Competenza  

Le competenze, intese come capacità di utilizzare il sapere e il saper fare, rappresentano una combinazione di conoscenze, abilità e capacità personali, insieme al grado di autonomia e responsabilità richiesto per risolvere problemi o svolgere compiti, anche di natura complessa. In sintesi, quindi, una competenza è la combinazione di conoscenze, abilità e un certo grado di autonomia e responsabilità, che permette ad una persona di agire in modo efficace e appropriato in una varietà di situazioni e contesti.

Il Quadro Europeo delle Qualifiche per l’apprendimento permanente (EQF) fornisce le seguenti definizioni: 

Competenza (EQF)

Comprovata capacità di utilizzare conoscenze, abilità e capacità personali, sociali e/o metodologiche in situazioni di lavoro o di studio e nello sviluppo professionale e personale.  (EQF – Allegato 1 definizione i).

Autonomia e responsabilità (EQF)

Capacità del discente di applicare le conoscenze e le abilità in modo autonomo e responsabile. (EQF – Allegato 1 definizione h).

La categorizzazione degli standard di riferimento per le qualifiche professionali e la formazione acquisita in contesti non formali e informali si è tradizionalmente sviluppata seguendo due principali approcci:

  • Standard Professionali (o standard occupazionali). Questi sono basati sulla logica dell’impiego e si concentrano sulle mansioni, i compiti e i risultati ottenuti in un contesto lavorativ Nella sostanza: “cosa sono in grado di svolgere in ambito lavorativo”
  • Standard Formativi (o di istruzione/formazione). Questi, invece, sono incentrati sulla logica dell’istruzione e della formazione. Si focalizzano su ciò che viene appreso, come viene appreso e come viene valutato l’apprendimento. In sostanza, riguardano il processo di acquisizione e valutazione delle conoscenze e delle competenze.

La necessità di integrare i due tipi di standard è sentita da anni in quanto tali standard nella sostanza non sono entità separate (mondo dell’istruzione e del lavoro), ciò ha fatto sì che gli standard formativi subissero negli anni una evoluzione concettuale che permettesse questa integrazione.

Gli standard formativi, che tradizionalmente erano formulati in termini di input dell’apprendimento (come discipline, contenuti formativi, programmi di studio e modalità di erogazione della formazione), sono evoluti verso una definizione basata sui risultati dell’apprendimento (learning outcomes). Questi risultati, ottenuti al termine del percorso di apprendimento, sono espressi in termini di Conoscenze, Abilità, Responsabilità ed Autonomia. L’attenzione, quindi, si è spostata non tanto sulla struttura del percorso formativo necessario per ottenere un titolo, ma piuttosto sulle competenze effettivamente acquisite al suo termine.

La convergenza e l’integrazione promosse dagli standard europei, come EQF ed ECVET, hanno portato alla definizione di standard legati all’apprendimento (sia formale, non formale che informale) espressi in termini di Conoscenze, Abilità e Autonomia e Responsabilità. Questi rappresentano sia gli standard professionali (riferiti al mondo del lavoro) sia gli standard formativi (riferiti al mondo della formazione). L’elemento chiave che collega questi due standard sono le competenze, che, come abbiamo visto, sono definite dal trinomio “Conoscenze, Abilità e Autonomia e Responsabilità”. Queste competenze rappresentano sia i risultati dell’apprendimento sia i requisiti necessari per svolgere specifici compiti lavorativi.

Questo approccio aiuta a far sì che ciò che si apprende attraverso percorsi formativi sia direttamente applicabile e rilevante per il mondo del lavoro, facilitando così la transizione dall’istruzione al lavoro e contribuendo a ridurre il divario tra competenze acquisite e competenze richieste dal mercato del lavoro.

2 Il Ciclo delle Competenze  

Uno strumento utile all’integrazione degli standard professionali (SP) e formativi (SF) è proprio il modello che ho denominato “Ciclo delle Competenze”

Il Ciclo delle Competenze proposto si basa sui seguenti elementi (o fasi):

  • 1) Individuare la Professione (Chi): L’insieme di riferimento sono le Professioni (P), che è da intendersi un insieme dinamico che fotografa lo stato di fatto ad un dato momento, del mondo delle professioni; pertanto, è suscettibile di evoluzione continua.
  • 2) Definire i Compiti (Cosa): L’insieme di riferimento sono i Compiti (Tasks). Per ogni professione, è essenziale definire i compiti e le attività specifiche che caratterizzano il relativo ruolo professionale
  • 3) Individuare le Aree di Competenza (Dove): L’insieme di riferimento sono le Aree di Competenza, che contengono i singoli settori tematici di competenza, all’interno dei quali sono individuabili le competenze necessarie per svolgere i compiti e le attività assegnate alla professione.
  • 4) Individuare le Competenze (Come): L’insieme di riferimento sono le competenze (Competences), che una volta specificato il compito associato, sono a loro volta definite attraverso le seguenti componenti:
    • Conoscenze (Knowledge) (Sapere)
    • Abilità (Skills) (Saper fare o capacità di applicare il sapere)
    • Livello di Autonomia e Responsabilità (responsibility and autonomy level): Livello richiesto di capacità di applicare le conoscenze e le abilità in modo autonomo e responsabile. Tale livello è associato ad uno degli otto livelli di cui alla classificazione QNQ/EQF)
  • 5) Formare (Training) (Con che cosa): L’insieme di riferimento sono gli strumenti, le tecniche, i metodi e i programmi di formazione utilizzati per sviluppare o migliorare le competenze identificate nella fase 4. Si tratta di determinare come un individuo può acquisire o perfezionare le competenze necessarie per una determinata professione. Il percorso formativo dovrebbe basarsi sugli esiti dell’apprendimento (learning outcomes) raggiunti al suo termine. Questi esiti devono garantire l’acquisizione delle competenze necessarie per svolgere i compiti associati al ruolo professionale preso a riferimento. La formazione può essere iniziale, per ottenere le competenze, o di aggiornamento, per mantenerle; da qui la ciclicità delle fasi descritte

Le fasi del Ciclo delle Competenze, come l’individuazione della professione, la definizione dei compiti, l’individuazione delle aree di competenza e delle competenze stesse, nonché la formazione, sono tutte interconnesse e si influenzano a vicenda. Il Ciclo delle Competenze può essere visto come un ponte tra il mondo dell’istruzione e quello del lavoro. Esso fornisce un quadro di riferimento per identificare, definire e sviluppare competenze che siano sia pertinenti per le esigenze del mercato del lavoro, sia basate su solide basi educative e formative.

Il collegamento tra le fasi del Ciclo delle Competenze è gli standard professionali e formative è quindi il seguente:

  • Standard Professionali (SP)
    • Individuare la Professione (Chi)
    • Definire i Compiti (Cosa)
    • Individuare le Aree di Competenza (Dove)
    • Individuare le Competenze (Come)
  • Standard Formativi (SF)
    • Formazione (Training) (con che cosa)

3 Individuare la Professione (Chi)

Si tratta di individuare un elenco di professioni che costituirà il punto di partenza del processo di costruzione dei profili professionali in quanto per ogni professione è necessario, una volta individuati i compiti e le attività specifiche, formalizzare l’insieme delle competenze necessarie a svolgere i compiti previsti dalla professione.

L’elenco delle Professioni, di norma non è statico ma è da intendersi come insieme dinamico che fotografa lo stato di fatto ad un dato momento, del mondo delle professioni del Settore preso a riferimento.

Il settore turistico e culturale è un chiaro esempio di come l’evoluzione tecnologica e le mutevoli richieste di mercato possano portare alla nascita di nuove professioni. Ad esempio: Travel Designer, Cultural Event Manager, Heritage Social Media Manager, ecc.

Chi sono i Professionisti

Una prima distinzione nella classificazione delle professioni è comunque quella di considerare le seguenti due classi:

  • Professioni Regolamentate: Professioni che, per poter essere esercitate legalmente in una specifica giurisdizione o nazione, richiedono il rispetto di determinate norme o criteri stabiliti dalla legge (Es. Medici, Ingegneri, Farmacisti, Avvocati, Notai, Architetti, ecc.).
  • Professioni Non Regolamentate: Professioni per le quali non esistono specifiche normative o requisiti legali che regolamentano l’accesso o l’esercizio della professione (Manager del Turismo Esperienziale, Destination Manager, Fotografo, Wedding Planner, Artisti, Archeologo, Demoetnoantropologo, Storico dell’Arte, ecc.).

La Legge 4/2013 in Italia, ha introdotto un quadro normativo per le professioni non organizzate in ordini o collegi. Questa legge ha l’obiettivo di riconoscere e valorizzare le professioni non regolamentate, garantendo al contempo la qualità dei servizi offerti al pubblico attraverso la formazione continua e il rispetto di un codice deontologico.

È opportuno ricordare che la classificazione delle professioni in regolamentate e non regolamentate può variare da un paese all’altro e da una giurisdizione all’altra. Queste differenze possono essere influenzate da vari fattori, tra cui normative locali e dinamiche del mercato del lavoro o le pressioni corporative. In aggiunta, è interessante osservare come alcune professioni, originariamente non sottoposte a particolari regolamentazioni, possano evolvere e diventare regolamentate nel corso del tempo. Questi cambiamenti possono essere il risultato di nuove leggi introdotte per rispondere a particolari necessità o preoccupazioni del settore, o per garantire standard di qualità e sicurezza più elevati ai consumatori e ai professionisti stessi.

E’ altrettanto vero che alcune professioni regolamentate possono diventare NON regolamentate, si veda a tal proposito il caso specifico delle Guide Naturalistiche in Sicilia, la professione era inizialmente regolamentata da una legge regionale. Tuttavia, con i cambiamenti normativi, è diventata una professione non regolamentata, e ora rientra nel contesto della Legge 4/2013. Questo significa che, pur non essendo più soggette a una specifica regolamentazione regionale, le Guide Naturalistiche possono comunque esercitare la loro professione seguendo le linee guida e i requisiti stabiliti dalla Legge 4/2013.

I Professionisti nel regolamento italiano

Il DPCM 14/10/2021, noto come “Decreto reclutamento” e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 268 del 10/11/2021, fornisce per la prima volta una definizione legale di “professionista”. Questo decreto identifica i professionisti che sono abilitati a presentare domande sul portale di reclutamento per ottenere incarichi professionali nelle pubbliche amministrazioni.

Ai fini del decreto si intende per: “professionista”: la persona fisica iscritta ad un albo, collegio o ordine professionale e i professionisti come definiti ai sensi dell’art. 1 della legge 14 gennaio 2013, n. 4, in possesso dell’attestazione di qualità e di qualificazione professionale dei servizi ai sensi dell’art. 7 della legge 14 gennaio 2013, n. 4, rilasciata da un’associazione professionale inserita nell’elenco del Ministero dello sviluppo economico, o in possesso di certificazione in conformità alla norma tecnica UNI ai sensi dell’art. 9 della legge 14 gennaio 2013, n. 4 (Art. 1 DPCM 14/10/2021).

In sintesi, secondo il DPCM 14/10/2021, i “professionisti” riconosciuti sono:

  • Professionisti iscritti a un albo, collegio o ordine professionale;
  • Professionisti che possiedono un’attestazione di Qualità e Qualificazione professionale, rilasciata secondo la Legge 4/2013;
  • Professionisti certificati secondo le norme tecniche UNI.

Per tutte le figure professionali per cui non esistono albi e considerando la tendenza europea di non incentivare la creazione di nuovi albi nazionali a causa delle difficoltà di riconoscimento a livello europeo, le uniche opzioni disponibili per il riconoscimento dei requisiti professionali, in conformità con la normativa vigente, almeno in Italia, sono l’attestazione secondo la Legge 4/2013 o la certificazione UNI.

4 Definire i Compiti (Cosa)

Per ogni professione presa a riferimento, è essenziale definire i compiti (Tasks) e le attività specifiche che caratterizzano il relativo ruolo professionale. Essi forniscono una visione d’insieme delle principali attività e obiettivi che un professionista deve raggiungere.

Un compito è solitamente definito da un verbo che descrive un’azione che è accompagnato dall’oggetto o l’obiettivo su cui si concentra quell’azione.

I compiti indicano le principali responsabilità o funzioni che un professionista è chiamato a svolgere nel suo ruolo. Le attività specifiche, invece, rappresentano le azioni dettagliate intraprese per portare a termine tali compiti.

5 Individuare le Aree di Competenza (Dove)

L’insieme di riferimento sono le Aree di Competenza, che contengono i singoli settori o domini in cui una figura professionale deve essere competente per svolgere efficacemente i suoi compiti e attività. Queste aree di competenza fungono da “contenitori” che raggruppano competenze correlate.

Ogni Area di Competenza può comprendere diverse competenze specifiche che sono essenziali per svolgere determinati compiti o attività all’interno di quella specifica area.

Le Aree di Competenza contengono i singoli settori di competenza all’interno dei quali sono identificabili le Competenze Tematiche. Queste ultime, riferendosi ai diversi settori, sono le componenti che possono contribuire alla definizione dei profili professionali. Una singola Competenza Tematica può essere parte integrante di più profili professionali.

Non è facile definire un elenco esaustivo di aree di competenze che comprenda le innumerevoli professioni esistenti, un elenco non esaustivo per il Settore Turistico e Culturale è indicato nello Standard Professionale SP/ TAH-CF citato negli approfondimenti.

Una ipotesi di lavoro che consiglierei, è quello di partire da macroaree come ad esempio:

  • CTB Area Competenze di Base o di contesto (cosa)
  • CTQ Area Competenze del Quality Management e Sistemi di Gestione (come)
  • CTS Area Competenze Specialistiche (con quali strumenti specifici)
  • CTT Area Competenze Trasversali (con quali strumenti di carattere trasversale)

Le aree sono derivate da un ragionamento che mira a fornire una prima risposta alle seguenti domande:

  • Cosa: Il contesto di riferimento che costituisce la base di partenza in cui operano i singoli professionisti. Questa area rappresenta la fondamenta su cui si basa una professione. È essenziale avere una chiara comprensione del contesto per poter operare efficacemente in un determinato Settore. Ad esempio, nel Settore Turistico e Culturale alcuni aree di competenza di base potrebbero essere: Patrimonio Culturale, Teatro, Danza, Cinema, Televisione, Musica, Musica, Pittura, Scultura, Fotografia, ecc.)
  • Come: Come promuovere e gestire le attività afferenti alle professioni. Il Quality Management e i Sistemi di Gestione sono il collante che permette una gestione di qualità dei compiti e delle attività specifiche collegate alle singole professioni. Include competenze come la pianificazione, il monitoraggio, la valutazione e il miglioramento continuo.
  • Con quali Strumenti: Gli strumenti, in questa fase sono suddivisi in ulteriore due aree:
  • Specifici (SP): Queste competenze sono strettamente legate al settore specifico e rappresentano le abilità e le conoscenze necessarie per svolgere compiti specifici. Sempre nel Settore Turistico e Culturale alcuni strumenti potrebbero essere: Marketing Turistico e Territoriale, Escursionismo, Educazione Ambientale e Sviluppo Sostenibile, Turismo Esperienziale, Museologia, Ecomuseologia, ecc.).
  • Trasversali (ST): Area di competenze intersettoriale. Le competenze associate possono essere applicate in una varietà di contesti professionali e non sono legate strettamente a una specifica professione o settore.

6 Individuare le Competenze (Come)

Le competenze (capacità di utilizzare il sapere ed il saper fare) costituiscono un elemento combinatorio che tiene conto delle conoscenze, abilità e capacità personali e del relativo grado di autonomia e responsabilità necessarie per risolvere un problema o svolgere un compito anche complesso.

Le competenze, una volta specificato il compito associato, sono definite attraverso le seguenti componenti:

  • Conoscenze (Knowledge) (Sapere). Si riferiscono alle informazioni o ai fatti che una persona sa in un particolare campo o settore.
  • Abilità (Skills) (Saper fare o capacità di applicare il sapere). Si riferiscono alla capacità di applicare le conoscenze in modo pratico per svolgere compiti o risolvere problemi
  • Livello di Autonomia e Responsabilità (responsibility and autonomy level): Livello richiesto di capacità di applicare le conoscenze e le abilità in modo autonomo e responsabile. Tale livello è associato ad uno degli otto livelli di cui alla classificazione QNQ/EQF)

Il Livello Autonomia e Responsabilità di corrispondenza QNQ/EQF andrebbe associato per ogni singola competenza. Di norma, ad esclusione di alcune figure professionali e-CF, ciò non avviene, in quanto viene fornito il livello QNQ/EQF complessivo dato alla figura professionale nel suo complesso. Questo avviene per semplificare e fornire un unico valore di EQF ed è possibile grazie all’applicazione del principio del “principio qualitativo di prevalenza”.

Il principio qualitativo di prevalenza è anche riportato nell’allegato 2 “Criteri minimi per la referenziazione delle qualificazioni italiane al Quadro Nazionale delle Qualificazioni” del Decreto MLPS – MIUR 08/01/2018 “Istituzione del Quadro nazionale delle qualificazioni rilasciate nell’ambito del Sistema nazionale di certificazione delle competenze di cui al decreto legislativo 16 gennaio 2013, n. 13”

“Nel caso in cui la qualificazione presenti competenze con differenti livelli ovvero livelli differenti rispetto alle dimensioni o ai descrittivi del QNQ e comunque, nel più complessivo processo delle valutazioni di comparazione e coerenza di cui al presente punto, la referenziazione deve avvenire sempre in base al principio qualitativo di prevalenza, attribuendo alla qualificazione il livello maggiormente ricorrente”.

In altre parole, se una qualificazione ha una varietà di competenze che si estendono su diversi livelli, piuttosto che assegnare un livello medio o cercare di bilanciare tra i diversi livelli, il livello che è più frequentemente rappresentato o che è predominante viene utilizzato come riferimento per la qualificazione nel suo complesso.

Il risultato, conseguente all’applicazione del “principio qualitativo di prevalenza” è quindi che molte norme, comprese le recenti norme UNI per la definizione dei profili professionali, rappresentano le single competenze attraverso le seguenti componenti:

  • Conoscenze (Knowledge)
  • Abilità (Skill)

E riportano un unico livello EQF riferibile alla professione

Da notare come le norme UNI emesse fino alla metà del 2021 riportano una terna così composta:

  • Conoscenze (Knowledge)
  • Abilità (Skill)
  • Competenze (C)

Le competenze sono qui esplicitate con modalità simili alle abilità, creando, in alcuni casi, confusione tra i termini “abilità” e “competenze” che portava a una sorta di sovrapposizione terminologica. Questo aspetto è probabilmente legato al fatto che nel EQF del 2008, nella tabella dell’allegato II (Descrittori che definiscono i livelli del quadro europeo delle qualifiche (EQF), era usato il termine “competenze” al posto di “autonomia e responsabilità”.

Individuazione delle Competenze e tipo di Professioni  

Nell’individuare le competenze associate ad una specifica professione, bisogna tenere conto del fatto se tale  professione è regolamentata o meno, in quanto le prime hanno requisiti specifici stabiliti dalla legge, mentre le seconde possono variare in base a norme tecniche, prassi di riferimento o schemi proposti da parti interessate.

Ecco una prima classificazione:

  • A) Professione regolamentata: Le competenze sono (o dovrebbero) essere definite dalla normativa che disciplina la professione. In tal caso SI DEVE fare riferimento a quanto previsto dalla normativa prevista nella giurisdizione o nazione in cui la professione è stata regolamentata (Ingegneri, Medici, Architetti, Guide Alpine, ecc.). 
  • B) Professione non regolamentata ma costruita sulla base di una norma tecnica o prassi di riferimento. Le competenze sono definite da norme tecniche, come potrebbero essere le norme ISO, EN o UNI o prassi di riferimento come lo sono in Italia le UNI PdR. In tal caso è necessario fare riferimento alle norme tecniche pubblicate laddove si ha interesse ad una certificazione di terze parti o riconoscimento ai sensi delle PdR pubblicate.
  • C) Professione non regolamentata ma costruita sulla base di un riferimento normativo . Le competenze sono definite sulla base di riferimenti normativi definiti a livello nazionale o giurisdizionale o da schede definite da Enti Pubblici (ad esempio, in Italia, le schede dei Professionisti del Patrimonio Culturale definiti ai sensi del D.M 244 20/05/2019: Archeologo, Demoetnoantropologo, Storico dell’Arte, ecc.). In tal caso è necessario fare riferimento alle norme tecniche pubblicate laddove si ha interesse al riconoscimento da parte dell’Ente Pubblico che ha emesso il riferimento normativo.  
  • D) Professione non regolamentata e costituita sulla base di uno schema proposto da un parte interessata (Stakeolder). In tal caso è necessario fare riferimento allo schema proposto laddove si ha interesse ad un riconoscimento della parte interessata. In Italia, ad esempio, è il caso degli schemi di riconoscimento pubblicati da Associazioni Professionali  autorizzati a rilasciare Attestazione ai sensi della Legge 4/2013.
  • E) Professione non regolamentata e non esiste nessun schema di riferimento. In tal caso, si è liberi di definire le competenze, stando attendi che siano coerenti e pertinenti  con la professione presa a riferimento.

Le competenze necessarie per una professione, comprendenti abilità e conoscenze, rappresentano un insieme dinamico, soggetto a cambiamenti nel tempo a causa di fattori quali l’evoluzione tecnologica o altri sviluppi settoriali. Di conseguenza, gli schemi elaborati per le singole professioni dovranno essere soggetti a continue revisioni e aggiornamenti nel tempo.

7 Formazione (Con che cosa)

La fase 5 del ciclo delle competenze abbiamo visto essere quello della Formazione, dove l’insieme di riferimento sono gli strumenti, le tecniche, i metodi e i programmi di formazione utilizzati per sviluppare o migliorare le competenze identificate nella fase 4.

In sostanza si parla quindi di percorsi formativi, che abbiamo detto devono basarsi sul concetto di learning outcomes. Questi esiti devono garantire l’acquisizione delle competenze rappresentate dal trinomio “Conoscenze, Abilità e Autonomia e Responsabilità”, necessarie per svolgere i compiti associati al ruolo professionale preso a riferimento. La formazione può essere iniziale, per ottenere le competenze, o di aggiornamento, per mantenerle; da qui la ciclicità delle fasi descritte.

Un percorso formativo può essere visto come un processo e dovrebbe essere descritto attraverso uno schema che comprenda almeno i seguenti elementi (o fasi).

Fasi del Processo Formativo

  • 1) Identificazione dei risultati dell’apprendimento: che ricordiamo sono definiti in termini di conoscenze, abilità e autonomia e responsabilità. Questa è la fase fondamentale in cui si stabiliscono gli obiettivi formativi.
  • 2) Individuazione delle Unità Capitalizzabili: Questa fase riguarda la strutturazione del percorso formativo in unità didattiche o moduli. Ogni unità dovrebbe avere obiettivi specifici e contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali del percorso. Ogni unità deve essere definita in termini leggibili e comprensibili e dovrebbe essere il più possibile “autoportante”, nel senso di indipendente dalle altre unità, così come in linea teorica i contenuti didattici dovrebbero riferirsi a specifiche competenze
  • 3) Valutazione della qualità erogata: identificazione degli strumenti di monitoraggio della qualità della formazione erogata
  • 4) Valutazione dei risultati dell’apprendimento: si tratta di identificare i metodi e i processi utilizzati per la valutazione dei risultati dell’apprendimento.
  • 5) Riconoscimento dei risultati dell’apprendimento: Questa fase riguarda il riconoscimento formale delle competenze acquisite. In questi casi bisogna distinguere almeno tra: Apprendimento Formale (Certificazione delle competenze) e Apprendimento Non Formale e Informale (Certificazione di terza parte/Attestazione)

I Vantaggi dello schema indicato sono diversi e tra questi:

  • Risultati dell’Apprendimento.Permette di definire percorsi formativi in termini di risultati dell’apprendimento, che indichino precisamente che cosa conosce ed è in grado di fare chi è in possesso dell’attestato finale rilasciato alla fine del percorso di formazione.
  • Trasparenza e Riconoscibilità.Garantisce una maggiore trasparenza, riconoscibilità dei contenuti e dei risultati dell’apprendimento.
  • Modularità e Flessibilità.L’utilizzo di unità capitalizzabili che siano anche “autoportanti”  e indipendenti, riflette una tendenza crescente nella Formazione verso la modularità e flessibilità. 
  • Linguaggio Comune.Utilizzo di un linguaggio comune che facilita il mutuo riconoscimento di percorsi formativi tra le parti interessate.
  • Trasferimento delle Competenze.Il trasferimento di unità capitalizzabili consente ad una persona di far valere le competenze acquisite anche quando l’interessato cambia il suo percorso di apprendimento o di specializzazione professionale.
  • Collegamento tra Apprendimento Formale e Non Formale.Permette di favorire un collegamento migliore tra l’apprendimento formale, non formale e informale.
  • Collegamento tra Mondo del Lavoro e Mondo della Formazione.L’integrazione con il Ciclo delle Competenze permette di favorire un collegamento migliore tra mondo del lavoro (compiti) e mondo della formazione (risultati dell’apprendimento).

Nella realtà, proprio per tenere conto della indipendenza delle Unità Didattiche, si dovrà accettare un certo grado di “ridondanza” nel senso che i contenuti di una unità didattica serviranno ad acquisire competenze diverse e le stesse competenze potranno comparire in più unità didattiche. Questo comporta che anche il processo di valutazione delle competenze non può essere sempre effettuato a livello di singola unità didattica ma, in alcuni casi, spostato in avanti nel percorso formativo, a volte alla fine con attività successive (Project Work, Tesi, Tirocini lavorativi, esami finali scritti e orali).

I percorsi formativi a cui è possibile applicare le fasi del processo formativo presentate sono essenzialmente di due tipi:

  • Percorsi Formativi Professionalizzanti: Percorsi formativi, in genere di media e lunga durata, che forniscono competenze complesse i cui profili professionali in uscita sono riferibili a specifiche professionalità. Gli studenti che completano questi percorsi sono generalmente pronti per entrare direttamente nel mondo del lavoro in ruoli specifici. Questi percorsi possono includere tirocini, project work, e altre esperienze pratiche che permettono agli studenti di applicare le competenze apprese in contesti reali.
  • Percorsi Formativi di Base: Percorsi formativi, in genere brevi, che forniscono competenze di base, basate su singole tematiche che uno o più professionisti possono possedere e che concorrono alla costituzione delle competenze che i vari profili professionali devono avere. Anche i corsi di aggiornamento, essenziali per i professionisti che vogliono rimanere aggiornati sulle ultime tendenze e innovazioni nel loro campo, rientrano in questa categoria.

Entrambi i tipi di percorsi hanno un ruolo fondamentale nel sistema formativo. Mentre i percorsi orientati alla professionalizzazione forniscono le competenze necessarie per specifiche carriere, i percorsi di base costituiscono lo strumento per un apprendimento costante e duraturo. Quest’ultimo è particolarmente strategico in un contesto lavorativo in costante mutamento, dove le competenze necessarie si evolvono con rapidità.

7.1 Identificazione dei risultati dell’apprendimento

I risultati dell’apprendimento

Può essere utile, a tal proposito ricordare quanto previsto dagli standard EQF ed ECVET

Risultati dell’apprendimento (EQF): Descrizione di ciò che una persona conosce, capisce ed è in grado di realizzare al termine di un processo di apprendimento.

I risultati sono definiti in termini di conoscenze, abilità e autonomia e responsabilità. I risultati dell’apprendimento possono derivare da apprendimenti formali, non formali o informali

Risultati dell’apprendimento (ECVET): L’indicazione in termini di conoscenze, abilità e competenze di ciò che un beneficiario di una formazione sa, comprende ed è in grado di fare una volta che ha completato un processo di apprendimento.  (ECVET, Allegato I, definizione b)

Nota: I “risultati dell’apprendimento”, nella versione EQF del 2017 non sono più “definiti in termini di conoscenze, abilità e competenze”, ma “in termini di conoscenze, abilità e responsabilità e autonomia”. Si tratta di una precisazione formale più che sostanziale, in quanto già nel 2008 veniva specificato che “nel contesto del Quadro europeo delle qualifiche le competenze sono descritte in termini di responsabilità e autonomia”.

Credito per i risultati dell’apprendimento (credito ECVET): Una serie di risultati dell’apprendimento conseguiti da una persona che sono stati valutati e che possono essere accumulati in vista di una qualifica o trasferiti ad altri programmi di apprendimento o altre qualifiche. (ECVET, Allegato I, definizione d)

Percorsi Formativi Professionalizzanti

Nel caso di un percorso formativo necessario ad acquisire le competenze necessarie per svolgere i compiti associati ad uno specifico profilo professionale, l’insieme delle Unità di apprendimento rappresenta gli esiti dell’apprendimento indispensabili per esercitare la professione delineata dal profilo stesso. È fondamentale partire dal presupposto che il profilo professionale sia stato sviluppato nel rispetto delle fasi 1-4 del Ciclo delle Competenze. In questo scenario, le competenze sono già state definite all’interno del profilo, rendendo l’obiettivo del percorso formativo estremamente chiaro: dotare l’individuo delle competenze necessarie per svolgere il ruolo professionale specificato.

Il titolo del Percorso Formativo dovrebbe, pertanto, identificare in modo univoco e preciso il percorso stesso, includendo un riferimento esplicito alla professione di riferimento.

Percorsi Formativi di Base

Nel caso di un percorso formativo di base è comunque utile individuare gli obiettivi specificando quali competenze tematiche sono fornite o aggiornate a fine percorso. Nei casi in cui i corsi base costituiscono le singole unità didattiche (o unità capitalizzabili) che concorrono a fornire le competenze in un percorso formativo professionalizzante potrebbe essere utile assegnare un livello EQF per definire il livello di autonomia acquisito per la competenza presa in considerazione. Infatti, percorsi formativi diversi, a volte hanno in comune unità didattiche (materie) ma con un grado di approfondimento diverso in funzione del tipo di professionalità acquisita.

Nei fatti questa avviene raramente in quanto come già detto, si applica il principio qualitativo di prevalenza, per cui il livello EQF complessivo viene assegnato solo dato alla figura professionale nel suo complesso.

Non è consuetudine fornire il livello EQF per i corsi di aggiornamento in quanto tendono ad essere focalizzati su aree specifiche e possono non coprire l’intera gamma di competenze richieste per un determinato livello EQF.

Sia per i corsi professionalizzanti che per quelli base può essere utile indicare quelli che vengono chiamati i prerequisiti di ingresso.

I prerequisiti di ingresso necessari per la frequenza del percorso formativo dovrebbero essere distinti in:

  • Prerequisiti cogenti: prerequisiti obbligatori che tengono conto della formazione formale (titoli di studio) e della formazione non formale (formazione specifica) o informale (esperienze lavorative o professionali) necessari per accedere al percorso.
  • Prerequisiti consigliati: Prerequisiti non obbligatori ma che possono essere utile per una migliore comprensione degli argomenti trattati nel percorso formativo proposto
  • Nessun prerequisito: in questo caso il percorso formativo è accessibile a tutti indipendentemente dalle conoscenze o titoli pregressi

7.2 Individuazione delle Unità Capitalizzabili

Questa fase riguarda la strutturazione del percorso formativo in unità didattiche o moduli. Ogni unità dovrebbe avere obiettivi specifici e contribuire al raggiungimento degli obiettivi generali del percorso. Ogni unità deve essere definita in termini leggibili e comprensibili e dovrebbe essere il più possibile “autoportante”, nel senso di indipendente dalle altre unità, così come in linea teorica i contenuti didattici dovrebbero riferirsi a specifiche competenze

    Percorsi Formativi Professionalizzanti

Nel caso di un percorso formativo il cui obiettivo è quello di far acquisire le competenze per svolgere i compiti associati ad uno specifico profilo professionale, l’insieme delle Unità capitalizzabili (unità di apprendimento o unità didattiche) costituiscono i risultati dell’apprendimento necessari a svolgere la professione individuata dal profilo.

Le Unità Capitalizzabili (Unità Didattiche “U.D”) dovrebbero essere strutturate in modo tale da rispettare le seguenti caratteristiche:

  • essere leggibili e comprensibili, indicando in modo esaustivo il programma didattico;
  • risultare, nei limiti del possibile, “autoportanti”, nel senso di indipendenti dalle altre unità;
  • valutabili;

Durata del corso

L’informazione sulla durata delle singole Unità Didattiche e di conseguenza dell’intero percorso formativo dovrebbe permettere di individuare le ore effettive di frequenza e le ore complessive di impegno necessario per ottenere i risultati dell’apprendimento.

Le ore effettive di frequenza sono stabilite dalle Lezioni e dalle attività di Stage, Tirocinio lavorativo o Project Work laddove previsto.

Le ore di impegno complessivo (carico di lavoro) devono tenere conto anche di:

  • Esercitazioni, preparazione di elaborati o studio personale
  • Preparazione e svolgimento degli esami
  • Seminari
  • Visite Aziendali

Il carico di lavoro è una stima del   tempo che si rende necessario per conseguire i risultati di apprendimento previsti per il percorso formativo. Occorre comunque tener presente che questo numero di ore è da intendersi come tempo medio di apprendimento, e rappresenta un carico di lavoro ritenuto normale per conseguire i risultati di ap­prendimento e che può variare da studente a studente.

Si pone il problema di come stimare l’impegno totale a fronte di attività effettivamente quantificabili come le lezioni didattiche lo stage o attività di laboratorio. Si propone di utilizzare, anche per lo standard ECVET (Formazione Non Formale), uno schema simile a quanto usato nello standard ECTS (Formazione Formale)

In ambito universitario, in genere sono questi i parametri utilizzati:

  • 1 ora di lezione frontale corrisponde a 3 ore di effettivo impegno individuale
  • 1 ora di esercitazione in laboratorio corrisponde a 2 ore di effettivo impegno individuale
  • 1 ora di tirocinio lavorativo o stage corrisponde a 2 ore di effettivo impegno individuale

Ad esempio, una materia universitaria che prevede 50 ore di lezioni (tra lezioni frontali ed esercitazioni in aula) comporta di norma un impegno totale di 150 ore e un corrispondente di 6 CFU (Crediti Formativi Universitari). Ogni CFU corrisponde a 25 ore di impegno totale).

In realtà il parametro legato alle lezioni frontali dovrebbe tenere conto del grado di difficoltà incontrata dallo studente nell’apprendere i concetti impartiti all’interno delle lezioni, la cosa non è del tutto semplice in quanto bisognerebbe analizzare una serie di parametri e variabili non sempre quantificabili oggettivamente. Per ogni Unità Didattica dovremmo ad esempio calcolare il tempo stimato per l’apprendimento, la durata complessiva, richiesta di approfondimento o di esercitazioni da parte dei docenti, ed altro ancora. 

Un compromesso potrebbe essere quello di “mediare” tra i vari elementi, ad esempio, una Unità Didattica della durata complessiva di 20 ore potrebbe essere rapportata, in termini di carico complessivo, considerando tre livelli distinti di difficolta:

  • Unità Didattica di alta difficoltà: parametro moltiplicatore 3 => 20*3 = 60 ore complessive di impegno
  • Unità Didattica di media difficoltà: parametro moltiplicatore 2 => 20*2 = 40 ore complessive di impegno
  • Unità Didattica di bassa difficoltà: parametro moltiplicatore 1 => 20*1 = 20 ore complessive di impegno.

Come si può notare il valore più alto del parametro corrisponde a quello che normalmente viene usato nella didattica universitaria basata sul sistema ECTS (apprendimento formale) 

Potrebbe essere effettuato un paragone assegnando i parametri alle varie materie di un percorso formativo a seconda del tipo di percorso (base, medio avanzato) anche se in qualsiasi tipologia di corso ci saranno sempre unità didattiche con un diverso livello di difficoltà di apprendimento

Percorsi Formativi di Base

Per i corsi base o di aggiornamento è sufficiente indicare il programma didattico che esplicita le conoscenze acquisite alla fine dell’unità.

Nei casi in cui i corsi base costituiscono le singole unità didattiche (o unità capitalizzabili) che concorrono a fornire le competenze in un percorso formativo professionalizzante basato sul sistema ECVET è consigliabile indicare il numero di crediti associati alla singola unità.

Il numero complessivo di crediti ECVET assegnato all’intero percorso è legato alle ore complessive di impegno (carico di lavoro) necessarie per ottenere i risultati dell’apprendimento previste tutte le U.D. 

7.3 Valutazione della qualità erogata

 Percorsi Formativi Professionalizzanti e di Base

La qualità della formazione erogata andrebbe valutata utilizzando apposite procedure interne della qualità e questionari di customer Satisfiction da erogare possibilmente in forma anonima.

Dovrebbero essere prese in considerazione, in funzione della complessità e della durata del percorso formativo, uno o più dei seguenti elementi:

  • Utilizzo di una procedura che definisce le modalità di monitoraggio della qualità erogata e della somministrazione dei questionari di Customer Satisfaction
  • Utilizzo di una procedura che definisce le modalità di gestione delle Non conformità e delle Azione Correttive
  • Utilizzo di una procedura che definisce i fattori, gli indicatori di qualità e gli standard attesti e le modalità di analisi dei dati raccolti durante le attività di monitoraggio e rilevazione della Qualità
  • Erogazione di un Questionario di soddisfazione erogato per ogni singola unità didattica
  • Erogazione di un Questionario di soddisfazione erogato alla fine del percorso formativo

7.4 Valutazione dei risultati dell’apprendimento

 Può essere utile ricordare la seguente definizione.   

Valutazione dei risultati dell’apprendimento (ECVET): I metodi e i processi utilizzati per definire la misura in cui una persona ha effettivamente conseguito una particolare conoscenza, abilità o competenza. (ECVET, Allegato I, definizione f)

Per la valutazione dei risultati dell’Apprendimento è opportuno distinguere i casi di

  • Apprendimento Formale: le metodologie e gli attori per i soggetti interessati alla valutazione dell’apprendimento formale sono stabiliti per via legislativa (per esempio Diploma, Laurea, esami di Stato).
  • Apprendimento Non Formale e Informale. La valutazione della formazione specifica (formazione non formale) dovrebbe avvenire comunque utilizzando, possibilmente, strumenti riconoscibili

Quanto segue si riferisce alla valutazione dei risultati di apprendimento associati alla Formazione Non Formale e Informale.

  Percorsi Formativi Professionalizzanti

La valutazione della formazione specifica dovrebbe essere effettuata valutando le Conoscenze, le Abilità e la relativa Autonomia e Responsabilità, utilizzando, quando possibile, almeno i seguenti elementi di valutazione:

  • Esame scritto per la valutazione delle conoscenze
  • Project work (o tirocinio lavorativo o stage)
  • Esame orale
  • Apprendimento Informale

Percorsi Formativi di Base

La valutazione in questi casi è più semplice e potrebbe essere sufficiente la valutazione delle conoscenze acquisite, eventualmente tramite test finali o compiti scritti.

7.5 Riconoscimento dei risultati dell’apprendimento

Dopo aver identificato e valutato i risultati dell’apprendimento, è essenziale riconoscerli ufficialmente. A questo proposito, la seguente definizione risulta pertinente:

 Riconoscimento dei risultati dell’apprendimento (ECVET): Il processo in cui sono attestati i risultati dell’apprendimento ufficialmente conseguiti attraverso l’attribuzione di unità o qualifiche. (ECVET, Allegato I, definizione h)

In questo passaggio finale del processo è opportuno distinguere i casi di

    • Apprendimento Formale (Certificazione delle competenze)
    • Apprendimento Non Formale e Informale (Certificazione di terza parte/Attestazione)

Apprendimento Formale

L’apprendimento formale è, di norma, quello che avviene all’interno del sistema educativo di istruzione e formazione, e culmina con il rilascio di titoli aventi valore legale. Ad esempio: certificati o attestati di qualifica professionale rilasciati dalle Regioni o da enti da esse accreditati; diplomi rilasciati da istituti professionali o altre istituzioni della scuola secondaria di secondo grado; altri titoli rilasciati da istituti di istruzione superiore, come università o istituti AFAM.

Apprendimento Non Formale

L’apprendimento non formale è essenzialmente quello che si verifica a seguito di percorsi formativi svolti al di fuori del sistema educativo di istruzione e formazione. Anche se non rilascia titoli aventi valore legale, può portare all’acquisizione di abilità e competenze professionali. Infatti, molte delle cosiddette “professioni non regolamentate” derivano da percorsi formativi non formali.

Apprendimento Informale

L’apprendimento informale è quello che si verifica attraverso “le esperienze”, che possono derivare da attività lavorative, quotidiane familiari, di volontariato o di tempo libero.

Per quanto riguarda l’apprendimento formale rimando a quanto previsto dalla normativa vigente, la quale rimanda alle autorità competenti il processo di certificazione delle competenze.

Nel caso dell’apprendimento non formale e informale, si utilizzano generalmente i seguenti termini:

  • Certificazione di terza parte: termine utilizzato dagli enti di certificazione del personale accreditati da Accredia. Essi “certificano” le competenze dei professionisti sulla base di specifiche norme UNI, che indicano i requisiti di conoscenze, abilità, autonomia e responsabilità previsti per le specifiche professioni.
  • Attestazione: in Italia, questo termine è utilizzato per definire il processo di Attestazione di Qualità e Qualificazione Professionale dei Servizi forniti dai professionisti ai sensi della Legge 4/2013. Tale attestazione è rilasciata dalle Associazioni Professionali inserite in un apposito elenco del Ministero delle Imprese e del Made in Italy (ex MISE).

Per l’attestazione del possesso delle competenze si propone di tenere in considerazione metodologie che tengono conto dei seguenti aspetti in modo non mutuamente esclusivi, vale a dire eventualmente in combinazione tra di loro:

  • Titoli di studio rilasciati in ambito accademico (Apprendimento Formale)
  • Formazione Specifica (Apprendimento Non Formale)
  • Esperienza lavorativa o professionale (Apprendimento Informale)

L’esperienza lavorativa o professionale può essere dimostrata attraverso vari strumenti tra cui:

  • Curriculum Vitae
  • Portfolio professionale
  • Collocamento oggettivo sul mercato (premi, riconoscibilità regionale, nazionale o internazionale)
  • Pubblicazioni (scientifiche o editoriali)

Il riconoscimento dell’apprendimento informale attraverso l’esperienza lavorativa o professionale è essenziale, poiché molte competenze vengono acquisite sul campo e non attraverso percorsi formativi tradizionali.

Il Titolo di studio, in genere obbligatorio nei casi di apprendimento formale, è si preso in considerazione ma il suo peso tende a diminuire all’aumentare delle competenze acquisite sul campo, poiché dimostrano la capacità di un individuo di applicare le sue conoscenze in situazioni reali.

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